Favara – Qui c’è il terremoto
Editoriale, Politica giovedì, febbraio 4th, 2010Strade transennate, ruspe e squadre di operai in corsa per eliminare il rischio di altri crolli.
Sono quarantacinque in corso e alla fine si toccherà il centinaio di abitazione demolite.
In questa “avventura”, l’amministrazione comunale è sola, ché non si è trattato di una calamità naturale.
Al di là delle promesse di aiuti finanziari da parte della Regione, non c’è lo Stato.
Abbiamo detto svariate volte che all’attuale degrado non si è arrivati dall’oggi al domani, ché per il “quieto vivere” non si è visto, né ascoltato e tantomeno parlato. E’ una sorta di debito che non si è pagato per decenni e gli interessi si sono, intanto, moltiplicati all’inverosimile. Non è una calamità naturale, ma è, certamente, una catastrofe provocata dalle varie istituzioni responsabili che formano lo Stato.
Ha la forma della calamità naturale e il contenuto della disamministrazione di un territorio, dall’Unità d’Italia a oggi.
Lasciato solo il Comune si limiterà a demolire un centinaio di case che saranno altrettante lacerazioni nel tessuto urbano di Favara.
Sarà un terremoto senza ricostruzione.
La Nazione si è indignata alla notizia della tragedia favarese, ma non basta. Occorre la solidarietà degli italiani.
Viceversa, un’altra vistosa lacerazione, questa volta tra lo Stato e i favaresi si perpetuerà, ché c’è sempre un muro tra i due soggetti. Il lavoro garantito dalla Costituzione, ai favaresi lo ha garantito la Germania, la Francia, il Belgio, gli Stati Uniti e l’elenco è lungo.
Lo Stato è spesso il deputato o il senatore, dai quali si va per chiedere un favore e chi fa più favori ha più voti.
Intanto, i favaresi sono contribuenti come i bresciani o i milanesi o i torinesi. La differenza è che a Favara non ci si può neppure ammalare, ché il servizio sanitario è quello che è. Le scuole e i servizi pubblici non sono come dovrebbero essere.
Bossi potrà replicare dicendo che neppure gli amministratori sono stati gli stessi. E il senatur ha ragione.
Favara, comunque, non è una repubblica a sé.
Si è lasciato fare, dicevamo, dall’Unità d’Italia a oggi. Il problema è se adesso si vuole continuare a lasciare fare anche per futuro.
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complimenti. Ciò che leggo nel pezzo è ciò che da favarese vorrei gridare con tutta la rabbia che ho in corpo. Grazie Franco
Carissimo Franco, bisogna urlare ai quattro venti che Favara è rimasta sola ad affrontare la tragedia: già lo avevamo capito dalle prime ore di quella maledetta mattina del 23 gennaio dal modo con cui si affrontavavano le cose per come si atteggiavano i tecnici della Protezione Civile di Bertolaso che pretendevano di coordinare il lavoro di altri senza impiegare risorse e mezzi. E, all’indomani della tragedia, Protezione Civile e Genio Civile sul campo non c’erano più. Lo abbiamo capito subito e nella partecipatissima assemblea che i consiglieri del PD abbiamo organizzato il 24 gennaio abbiamo dato mandato ai nostri deputati presenti, Capodicasa, Adragna, Di Benedetto e Panepinto, di sollecitare l’intervento della Protezione civile non solo per dare ordini ma per impiegare uomini, mezzi competenze utilizzando per le procedure i poteri straodinari di cui dispone la Protezione Civile. Non solo: abbiamo fatto presente che l’azione intelligente e razionale di eliminazione dei pericoli deve essere accompagnata da un impiego di risorse per non lasciare nessuno senza una casa dignitosa e di una estenzione di opportunità di impiego lavorativo per le fascie sociali più deboli. Questo impegno è stato assunto anche dal Segretario Redionale dl PD Lupo durante la sua visita a Favara e, in questi giorni si stanno svolgendo iniziative concrete per riportare sul campo la Protesione Civile e accompagnare il risanamento con le risorce economiche necessarie. Non c’è dubbio che Favara sta vivendo una situazione di emergenza che assume sempre di più i contorni di una calamità che deve essere affrontata dall’intera comunità regionale e nazionale.Io ho l’impressione che siamo alle solite: Il Comune con i suoi amministratori e tecnici emette ordinanze dove si intravedono i rischi con il solo obiettivo,mi sembra, di essere coperti davanti a possibili responsabilità ma senza un piano per la città. Come affrontare le demolizioni in caso di inottemperanza dei privati ancora non si sa. Come risolvere il problema casa per i senza tetto, ancora non si sa. Francamente non mi pare che si stia lavorando bene: non è sufficiente fare il giro degli assessorati e portare a casa le promesse e/o impegni di questo o di quello di finanziamenti ordinari. Quì è emergenza. Bisogna chiedere con forza la ceazione di un tavolo regionale per la gestione della crisi. Bisogna chieder impieo di risorse immediate ed eccezionali.
Luigi Sferrazza
Consigliere Comunale PD
E “tararì e tararà”.
Mi sembra questo un utile ritornello, di un famoso motivetto del folklore siciliano, che qui meglio si addice a questa tragedia annunciata e mai presa in seria considerazione da tutti, nessuno escluso.
Forse, senza offesa per nessuno, sarebbe meglio che la politica si limitasse ad ascoltare più che a fare proclami.
Chi ha governato nel passato? Quali iniziative concrete sono state prese?
Perché il centro storico è rimasto ingessato tra le maglie di una normativa connivente con la disattenzione degli uffici preposti alla salvaguardia di un centro storico che di storico, per buona parte, ha avuto da sempre solo le macerie?
Ricordo di avere più volte gridato, in diversi momenti e in diversi siti, questo stato di degrado a cui tutti si erano abituati a convivere. Adesso si grida all’emergenza e si cerca di porre rimedio in qualche maniera.
Scrive bene Franco quando definisce l’attuale situazione un vero e proprio “terremoto”: verissimo!
E allora? Cosa dobbiamo suggerire a chi governa?
Cosa dobbiamo prevedere per il prossimo futuro?
Il sindaco si sta muovendo bene, ma le risorse dove sono?
Gli sfollati potranno a breve, con le proprie forze, rialzarsi da questa emergenza?
Chi finanzierà l’acquisto di immobili da assegnare a questi sfortunati?
E gli affitti: per quanto tempo potranno essere finanziati dal comune? E Dopo?
E a tutti coloro che avranno le case abbattute, cosa verrà dato in cambio: la confisca o un “credito edilizio”?
Favara paga adesso la disattenzione politica pregressa: ogni debito, prima o poi, si paga.
Tuttavia, non voglio limitarmi a fare denunce che non propongono. Dunque, vorrei lanciare la mia idea nell’interesse della nostra amata città.
Non prendetela come una provocazione. Consiglierei al Sindaco di acquistare degli immobili, a prezzi economici concordati, per darli agli sfollati. In questo momento, a Favara, si comprano case a prezzi vantaggiosi e credo che la spesa non sarebbe eccessiva. A tutti coloro, invece, che hanno subìto la semplice demolizione, si potrebbe proporre un riscatto monetario, a valore catastale,decurtato delle spese di demolizione attualmente a carico del comune.
Con questa manovra si recupererebbero, in proprietà comunale, le aree demolite. Si toglierebbero incertezze economiche future sugli affitti e sul destino di questi sfollati e, soprattutto, si rilancerebbe un’utile e più moderna pianificazione urbanistica del centro storico senza lacci e lacciuoli degli aventi diritto sulle aree demolite.
Dalla tragedia al terremoto.E ora? E dopo? Cosa c’è da fare adesso e subito? E’ questo l’interrogativo che si devono porre i rappresentanti del popolo(sindaco,asessori, consiglieri comunali),i partiti politici,le organizzazioni di massa(se ce ne sono),la Chiesa che tanto ha tuonato(ma non piovve), le associazioni di volomtariato e culturali,etc.Più che gridare, occorre pensare a quali azioni mettere in campo per mantenere viva l’attenzione dei governi nazionale e regionale e dei mass media. Il sindaco Russello è stato convocato a Roma dal presidente del Senato Schifani(siciliano). Non sappiamo per quali ragioni. Schifani farebbe bene a venire a Favara per rendersi conto de visu del pessimo stato in cui versa il centro storico. Avvicinare le istituzioni ai cittadini è norma bi buona politica,oltre che un dovere
istituzionale della seconca carica dello Stato.Idem per Fini.Un discorso a parte va fatto per Bertolaso e la Protezione Civile.Qui a Favara siamo in Sicilia,profondo sud.Bertolaso può andare all’Aquila e anche a Giampilieri.Ma oltre non può.Perchè? Perchè Berlusconi che lo vuole pruovere a ministro non lo manda da noi per vedere e capire cosa c’è da fare? L’impiego di uomini e mezzi della Protezione Civile sarebbe l’unica soluzione per eliminare il “pericolo” che tutto resti come prima:case cadenti,case da ristrutturare,ordinanze sindacali e basta.Dove sono i soldi? Chi ce li mette?Non certo il Comune che non li ha.Ed allora? Stato e Regione,ognuno faccia la propria parte.Ma lo Stato è assente,latitante.Il governo nazionale non ci(scausate il termine)
“caca”.Ed allora? Bisogna mettere in campo un forte movimento di popolo, alzare le barricate,scendere in piazza,far valere le nostre ragioni. Questa,a mio avviso, è l’unica cosa da fare.Solo così,attraverso l’azione congiunta del sindaco e del popolo,possiamo richiamare l’attenzione di chi ci governa e dire alla grande stampa che Favara non è un popolo di mafia,ma un popolo che lotta e che sa far valere le buone sante regioni per uscire dal vicolo cieco,nel quale ualcuno vuole cacciarci.